Brano: [...]di posizione, alla quale seguì l’11.10.1874 il decreto papale noto come “Non expedit” (con il quale si vietava ai cattolici italiani di recarsi alle urne e di presentarsi come candidati alle elezioni), creò una condizione di separazione di fatto tra il Vaticano e lo Stato unitario italiano da poco formatosi, inasprendo le polemiche qià divampate tra liberali e clericali dopo la proclamazione del doqma dell*"infallibilità pontificia” (18.7.1870). Leone XIII (18781903), pur non rimuovendo il “Non expedit” e non rinunciando formalmente alle rivendicazioni territoriali del suo predecessore scomparso il 7.11.1878 (un mese dopo era morto anche Vittorio Emanuele II), fece intendere
una sua disponibilità a trattare con
lo Stato Italiano e, ciò, soprattutto dopo che, con la firma della Triplice alleanza (v.) tra Austria, Germania e Italia (20.5.1882), era venuto meno al Papato l’appoggio della Casa d’Asburgo. Leone XIII andò inoltre rendendosi conto che la controversia tra il Vaticano e l’Italia poteva essere superata, prima di tutto, sul terreno [...]
[...]), pur non rimuovendo il “Non expedit” e non rinunciando formalmente alle rivendicazioni territoriali del suo predecessore scomparso il 7.11.1878 (un mese dopo era morto anche Vittorio Emanuele II), fece intendere
una sua disponibilità a trattare con
lo Stato Italiano e, ciò, soprattutto dopo che, con la firma della Triplice alleanza (v.) tra Austria, Germania e Italia (20.5.1882), era venuto meno al Papato l’appoggio della Casa d’Asburgo. Leone XIII andò inoltre rendendosi conto che la controversia tra il Vaticano e l’Italia poteva essere superata, prima di tutto, sul terreno sociale e politico: da qui qualche sua presa di distanza da quei clericali che, in polemica con i liberali, fondavano la loro tesi sul « restituire tutto il mal tolto » alla Chiesa.
La pubblicazione deH’enciclica “Rerum novarum” (v.), con la quale Leone XIII prendeva posizione sulla questione sociale divenuta sempre più acuta e posta in primo piano dai movimenti di ispirazione socialista e dal Manifesto dei comunisti di Marx ed Engels, fornì ai cattolici uno strumento per cominciare ad abbozzare la dottrina sociale cattolica. A Milano, per iniziativa del sociologo cattolico Giuseppe Toniolo, sorse nel 1894 l’Unione per gli studi sociali. Sempre più attiva divenne l’Opera dei Congressi per organizzare e disciplinare la partecipazione dei cattolici alla vita sociale e politica italiana, anche se a livel
lo elettorale ciò avverrà solo nel
1913[...]
[...]re e disciplinare la partecipazione dei cattolici alla vita sociale e politica italiana, anche se a livel
lo elettorale ciò avverrà solo nel
1913 con il cosiddetto Patto GentiIoni approvato da Pio X (v. Democrazia cristiana).
Si può dire che, se i diciassette anni trascorsi tra la formazione dell’unità d’Italia e la morte di Pio IX erano stati caratterizzati da un clima di contrapposizione tra Vaticano e Stato italiano, i pontificati di Leone XIII e di Pio X (19031914) gettarono una passerella tra le due rive. Tuttavia non mancarono nuove polemiche aH’interno dello stesso mondo cattolico, per esempio dopo la pubblicazione da parte di Pio X dell’enciclica uPascendi dominici grecis” (8.9.1907), con la quale venne condannato il modernismo. Oltre ad Ernesto Buonaiuti (v.), furono raqgiunti da provvedimenti canonici gli altri esponenti più significativi di quella corrente di pensiero che reclamava un adeguamento della tradizione della Chiesa ai nuovi tempi, quali Romolo Murri (v.), Antonio Fogazzaro, Tommaso Gallarati Scotti e Giovanni Seme[...]