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Il segmento testuale Leone XIII è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 100Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 315

Brano: [...]di posizione, alla quale seguì l’11.10.1874 il decreto papale noto come “Non expedit” (con il quale si vietava ai cattolici italiani di recarsi alle urne e di presentarsi come candidati alle elezioni), creò una condizione di separazione di fatto tra il Vaticano e lo Stato unitario italiano da poco formatosi, inasprendo le polemiche qià divampate tra liberali e clericali dopo la proclamazione del doqma dell*"infallibilità pontificia” (18.7.1870). Leone XIII (18781903), pur non rimuovendo il “Non expedit” e non rinunciando formalmente alle rivendicazioni territoriali del suo predecessore scomparso il 7.11.1878 (un mese dopo era morto anche Vittorio Emanuele II), fece intendere

una sua disponibilità a trattare con

lo Stato Italiano e, ciò, soprattutto dopo che, con la firma della Triplice alleanza (v.) tra Austria, Germania e Italia (20.5.1882), era venuto meno al Papato l’appoggio della Casa d’Asburgo. Leone XIII andò inoltre rendendosi conto che la controversia tra il Vaticano e l’Italia poteva essere superata, prima di tutto, sul terreno [...]

[...]), pur non rimuovendo il “Non expedit” e non rinunciando formalmente alle rivendicazioni territoriali del suo predecessore scomparso il 7.11.1878 (un mese dopo era morto anche Vittorio Emanuele II), fece intendere

una sua disponibilità a trattare con

lo Stato Italiano e, ciò, soprattutto dopo che, con la firma della Triplice alleanza (v.) tra Austria, Germania e Italia (20.5.1882), era venuto meno al Papato l’appoggio della Casa d’Asburgo. Leone XIII andò inoltre rendendosi conto che la controversia tra il Vaticano e l’Italia poteva essere superata, prima di tutto, sul terreno sociale e politico: da qui qualche sua presa di distanza da quei clericali che, in polemica con i liberali, fondavano la loro tesi sul « restituire tutto il mal tolto » alla Chiesa.

La pubblicazione deH’enciclica “Rerum novarum” (v.), con la quale Leone XIII prendeva posizione sulla questione sociale divenuta sempre più acuta e posta in primo piano dai movimenti di ispirazione socialista e dal Manifesto dei comunisti di Marx ed Engels, fornì ai cattolici uno strumento per cominciare ad abbozzare la dottrina sociale cattolica. A Milano, per iniziativa del sociologo cattolico Giuseppe Toniolo, sorse nel 1894 l’Unione per gli studi sociali. Sempre più attiva divenne l’Opera dei Congressi per organizzare e disciplinare la partecipazione dei cattolici alla vita sociale e politica italiana, anche se a livel

lo elettorale ciò avverrà solo nel

1913[...]

[...]re e disciplinare la partecipazione dei cattolici alla vita sociale e politica italiana, anche se a livel

lo elettorale ciò avverrà solo nel

1913 con il cosiddetto Patto GentiIoni approvato da Pio X (v. Democrazia cristiana).

Si può dire che, se i diciassette anni trascorsi tra la formazione dell’unità d’Italia e la morte di Pio IX erano stati caratterizzati da un clima di contrapposizione tra Vaticano e Stato italiano, i pontificati di Leone XIII e di Pio X (19031914) gettarono una passerella tra le due rive. Tuttavia non mancarono nuove polemiche aH’interno dello stesso mondo cattolico, per esempio dopo la pubblicazione da parte di Pio X dell’enciclica uPascendi dominici grecis” (8.9.1907), con la quale venne condannato il modernismo. Oltre ad Ernesto Buonaiuti (v.), furono raqgiunti da provvedimenti canonici gli altri esponenti più significativi di quella corrente di pensiero che reclamava un adeguamento della tradizione della Chiesa ai nuovi tempi, quali Romolo Murri (v.), Antonio Fogazzaro, Tommaso Gallarati Scotti e Giovanni Seme[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 102

Brano: [...]i di fronte al fascismo 19191926, Firenze 1983 e Storia della concentrazione antifascista 19271934, Milano 1976; A. Garosci, Storia dei Fuorusciti, Bari 1953; G.L. Ragghianti, Una lotta nel suo corso, Venezia 1954; AA.VV., 19451975. Resistenza repubblicana nel trentesimo anniversario della Liberazione; S. Gnani, Da Movimento armato a partito politico, Ravenna 1979.

Rerum Novarum

Con queste due parole latine inizia la notissima enciclica di Leone XIII dedicata alla questione operaia e pubblicata il 15.5.1891 (in tale data pertanto i lavoratori cattolici celebrano ogni anno la loro “festa del lavoro”).

Il documento pontificio, che in un primo momento doveva chiamarsi De conditione opificum, rientrava nel vasto disegno leoniano di raccordare la Chiesa con quel mondo moderno che il predecessore Pio IX aveva condannato in tutte le sue varie espressioni. Ancorché timidamente, segnava da parte dei vertici dell'autorità ecclesiastica la prima presa di coscienza del problema del lavoro specialmente di fabbrica, determinato dalla saliente indust[...]

[...]scriveva nell’orizzonte della giustizia dentro un ambito sociale non più precapitalistico e feudale.

Sotto il profilo politico, poi, innescava per induzione il potenziale dell’associazionismo cattolico che alla Chiesa avrebbe fatto « trovare nelle masse popolari, in via di accesso ai diritti civili, un contrappeso alla politica anticlericale praticata dal “paese legale” della borghesia », secondo le parole dì R. Aubert. Sicché si può dire che Leone XIII, soprattutto col binomio “Rerum Novarum” e laicato cattolico organizzato, rivelava un profondo senso della storia e una sicura percezione del cammino della società, quali nessuno dei suoi predecessori aveva mai dimostrato di possedere.

Infatti, dopo le fallite speranze nel 1887 duna conciliazione con la nuova Italia, egli lasciava intravvedere un capovolgimento di tattica politicoreligiosa; vale a dire che soggetti privilegiati dell’attenzione della Chiesa cessavano d’essere i monarchi e diventavano invece i popoli. Si inaugurava insomma da parte della gerarchia cattolica la tendenza di ap[...]

[...]capovolgimento di tattica politicoreligiosa; vale a dire che soggetti privilegiati dell’attenzione della Chiesa cessavano d’essere i monarchi e diventavano invece i popoli. Si inaugurava insomma da parte della gerarchia cattolica la tendenza di appoggiarsi sulle masse per far pressione sui governi, senza escludere lo strumento parlamentare laddove risultasse possibile e opportuno per conquistare dal basso le strutture dello Stato. È ben vero che Leone XIII, al momento, non ne percepiva forse tutte le possibili conseguenze e complessità, ma in questa linea scorgeva la « ricristianizzazione » della società. E la “Rerum Novarum”, come s’è detto, ne era l’importante premessa.

Contenuto deH’enciclica

Laboriosa la sua formulazione, durata qualche anno. Il testo definitivo risultava essere la seconda redazione dello schema del cardinale Zigliara, riveduto da padre Liberatore e dal cardinale Mazzella. Semplice l'intelaiatura di fondo: di fronte agli opposti orientamenti sociali del tempo (entrambi condannati), che andavano da un estremo liberalis[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 57

Brano: [...]4, con la sconfessione vaticana dei primi gruppi democraticocristiani del nostro paese. A queste precise origini di classe non sono certamente estranee alcune delle idee di base delle « corporazioni obbligatorie », di chiara ispirazione paternalistica e feudale.

Il « Programma di Milano »

Le prime formulazioni che si richiamano a un nuovo concetto di « democrazia cristiana », e a un'interpretazione meno chiusa e arretrata dell’Enciclica di Leone XIII del 1891, trovarono la loro espressione nel « Programma dei cattolici di fronte al socialismo », comunemente noto come « Programma di Milano » approvato in una riunione tenuta a Milano il 4.1.1894 e pubblicato nel numero dello stesso mese dalla Rivista internazionale di Scienze Sociali, fondata un anno prima dal quasi cinquantenne Giuseppe Tomo

lo (18451918), docente di Economia politica all’università di Pisa e che sin dal 1887 era stato chiamato a far parte del nucleo dirigente dell’« Opera dei Congressi ». Era questa la nuova organizzazione di massa dei cattolici italiani, autorizzata n[...]

[...]di Pisa e che sin dal 1887 era stato chiamato a far parte del nucleo dirigente dell’« Opera dei Congressi ». Era questa la nuova organizzazione di massa dei cattolici italiani, autorizzata nel 1874 da Pio IX, per tentare l’unificazione di tutte le forze confessionali sotto la diretta guida della gerarchia ecclesiastica, e presieduta allora da un tipico rappresentante del clericalismo veneto, l’avv. Giovanni Battista Paganuzzi, fatto poi conte da Leone XIII nel 1896, intransigente e bigotto, in perenne contrasto con lo Stato liberale e con i cattolici « conciliatoristi », che non intendevano dissociare la loro fede religiosa dalla lealtà allo Stato borghese unitario e alle istituzioni monarchiche, non riconosciute dalla Chiesa.

È vero che già nel 1891 il Toniolo, considerato ancor oggi il massimo precursore dell'attuale partito cattolico italiano, aveva dissertato sul « concetto cristiano di democrazia », sollevando non pochi dissensi e perplessità nelle file dell’« Opera dei Congressi »; ma è soltanto al pro

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 602

Brano: [...]a. Si trattava, come si vede, di concezioni infantili. È giusto dire però che spesso anche gli anticlericali agivano e parlavano in maniera priva di buon senso. Inoltre difettavano di coerenza perché, mentre inneggiavano a Satana, assunto, chissà perché, a simbolo del mondo laico moderno, contemporaneamente accusavano a loro volta il papato di essere manifestazione « diabolica ».

Si poteva pensare che, morto l’irascibile Pio IX, il nuovo papa Leone XIII, uomo di maggior cultura, avrebbe usato toni meno duri contro la Massoneria e contro il nuovo ordine liberale del quale i dignitari massoni erano gli esponenti. Non fu così e anzi si può affermare che le più pesanti imputazioni rivolte dal papato contro la Massoneria furono quelle incluse nell’enciclica Humanum genus, emessa da Leone XIII il 20.4.1884.

Mentre le precedenti encicliche dei papi indicavano come bersaglio da colpire, insieme alla Massoneria, le società segrete anticlericali in senso generale, la « Humanum genus » era invece volta in modo specifico contro la Massoneria, i cui membri non solamente erano indicati come esecutori di un disegno infernale, ma chiaramente accusati di compiere assassinii, sia pure nei confronti di altri membri malfidi.

Dice infatti l'enciclica: « Coloro che sono affiliati alla Framassoneria debbono promettere d’obbedire con cecità e senza discus

sioni agli ingiungimenti dei capi, [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 159

Brano: [...] IX, che apertamente manifestò la sua « immensa soddisfazione » per l’obbedienza dei credenti alle disposizioni della Santa Sede. Una « soddisfazione » che aveva certo l’indubbio sapore di una riconferma del divieto di votare. Qualcosa di nuovo veniva però maturando in seno al movimento cattolico. Sin dal 1875 era stata fondata rOpera dei congressi e dei comitati cattolici, precorritrice dell’odierna Azione Cattolica (v.); e durante il papato di Leone XIII s’era formata quella corrente di « democrazia sociale » che aveva nel sacerdote Romolo Murri la sua punta di diamante, ma che annoverava tra i suoi sostenitori nomi della curia e nomi insigni di intellettuali cattolici (come il professore universitario Giuseppe Toniolo). La politica vaticana instaurata da Pio X (19031914) risolse a favore delle forze più reazionarie della Chiesa la polemica tra il progressismo di Murri e il conservatorismo della curia romana. L’« Opera dei congressi » venne sciolta nel 1904; un anno dopo venne sconfessata la corrente di Murri e nel 1907 il Murri stesso fu sos[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 56

Brano: [...]n Sturzo, con l’aperto incoraggiamento della Santa Sede, il primo grande partito autonomo dei cattolici italiani, che si definirono « popolari » e non « democratici cristiani »; ma nell’ultimo decennio del secolo scorso, sull’ondata di accese discussioni, di appassionate polemiche e di iniziative non prive di coraggio, anche se in grande misura contraddittorie e velleitarie, suscitate negli ambienti cattolici dalla pubblicazione deirEnciclica di Leone XIII « de condictione opificum » (sulla condizione operaia), ossia la Rerum Novarum (v.) del 15.5.1891, e ciò poco più di un anno prima della nascita, a Genova, dopo una faticosa gestazione, del Partito dei Lavoratori Italiani (16.8.1892) che l’anno successivo, al Congresso di Reggio Emilia, avrebbe preso il nome di Partito Socialista Italiano.

Tra queste due serie di eventi, di eccezionale rilievo storico, il nesso non è soltanto occasionale. Il movimento sociale cattolico italiano, che si richiamerà alla tematica di una democrazia definita « cristiana »

in contrapposizione polemica con tut[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 59

Brano: [...]nde paura provocata dai moti popolari del 1899, che videro per un momento sacerdoti integralisti come don Davide Albertario accomunati a Milano nella lotta e nelle carceri con i dirigenti del Partito socialista, portò le autorità ecclesiastiche a ridimensionare sempre più l’ala progressiva del movimento, a negare che la « democrazia cristiana » potesse trasformarsi in una « tendenza politica » e a riC durla a funzioni puramente assistenziali.

Leone XIII, che pure in un « Breve » diretto all’Ordine dei Frati Minori, il 25.11.1898. aveva invitato il clero a un maggior impegno democratico e cristiano per venire incontro ai meno abbienti, con l’enciclica Graves de communi del 18.1.1901 mutava radicalmente tono: « Non sia lecito di dare un senso politico alla democrazia cristiana. Perché, sebbene la parola democrazia, chi guardi all'etimologia e all’uso dei filosofi, serva a indicare una forma di governo po

polare, tuttavia nel caso nostro, smesso ogni senso politico, non deve significare se non una benefica azione cristiana a favore del popol[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 578

Brano: [...] con esponenti del Partito comunista italiano.

Rientrato in Italia, svolse un lavoro di propaganda e di diffusione della stampa clandestina, soprattutto tra gii operai dei cantieri edili e tra i giovani di tendenze cattoliche.

Contatti col Vaticano

Marzi Marchesi era molto legato a una delle figure di primo piano del mondo vaticano, monsignor Mariano Rampolla del Tindaro, nipote del cardinale omonimo che era stato segretario di Stato di Leone XIII e uno dei protagonisti più contrastati del Conclave del 1903. Grazie all'amicizia di questo alto prelato, uomo di grande apertura intellettuale e morale, segretario della Congregazione dei Seminari e vicino alla Segreteria di Stato della Santa Sede, Marzi Marchesi riu

scì a far arrivare in Vaticano alcune delle pubblicazioni clandestine del Partito comunista italiano. Tra queste vi era lo Stato Operaio che potè così essere consultato occasionalmente da alcuni giovani cattolici, critici del regime e interessati alla politica sviluppata dai comunisti italiani nei confronti delle masse religi[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 610

Brano: [...] comuniSmo sovietico, che dopo la guerra era stato esportato nei paesi occupati dalI’Armata Rossa, mostrò sempre grande intransigenza: l'1.7.1949 comminò, tramite il Santo Uffizio, la scomunica a quei cattolici che si fossero iscritti al Partito comunista.

In campo dogmatico, intervenne per definire la natura dell'ordine sacerdotale e l’assunzione corporea della Madonna.

In campo sociale ribadì le posizioni dei suoi predecessori (specie di Leone XIII autore della Rerum novarum e di Pio XI autore della Quadragesimo anno).

P.Caf.

Pio Borri, Brigata

Formazione partigiana operante durante la Guerra di liberazione in provincia di Arezzo (v,).

Dopo la morte del giovane studente universitario Pio Borri (v.h primo caduto della Resistenza nelI’Aretino, il Comitato provinciale di concentrazione antifascista decise di dare il suo nome alla costituenda 23a Brigata Garibaldi. Alla nascita di questa formazione contribuirono fin dalla metà di settembre del

1943 gruppi di ex ufficiali e soldati del disciolto esercito regio, lavoratori anti[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 103

Brano: [...] Per la eco suscitata dalla pubblicazione, si veda L. Brunelli, La Rerum Novarum nei giudizi della stampa del tempo, in “Studium”, 78 (1982), pp. 46785.

Per un panorama del pensiero sociale dei cattolici nella seconda metà dell’Ottocento e del primo Novecento, servono: AA.VV., Nel 40° anniversario della Rerum Novarum, Milano 1931; J. Villain, L'insegnamento sociale della Chiesa, Milano 1957; AA.VV., Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII, a cura di G. Rossini, Roma 1961;

G. De Rosa, Dal cattolicesimo liberale alla Democrazia Cristiana del secondo dopoguerra, Torino 1979; G. Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma 1972; G. Brezzi, Cristianosociali e intransigenti, Roma 1972; AA.VV., Romolo Murri nella storia politica e religiosa del suo tempo, a cura di G. Rossini, Roma 1972; G. Pecorari, Ketteler e Tomolo. Tipologie sociali del movimento cattolico in Europa, Roma 1977; M.D. Chenu, La dottrina sociale della Chiesa. Origine e sviluppo (18911971), Brescia 1977; G. Tomolo, Saggi politici, a cura di S. Majerotto, Roma[...]


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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Leone XIII, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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